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Danta si presenta...

... e ancora una volta con una sorpresa! Le principali informazioni su Danta vengono date in modo diretto e sintetico in questo brano molto espressivo esposto in italiano e in ladino.

ECCOMI! 
  Così  sono nata e così sono divenuta la Danta del 2000!

Il mio primo nome, “Anananto”, secondo alcuni storici, apparve già prima del 1000, come “Anananto”: Poi, perfino l’ubicazione, si mutò nel tempo e divenni: “Anavanto”; successivamente “Anaganto”. Ancor, più tardi, nel XIII° secolo, per la prima volta, un documento notarile cita il nome di Dituino, cittadino “de Anta”; mi ritrovo così un altro mio nuovo nome!
E com’ero?  A quei tempi, secondo il Ronzon, mi trovavo ben distesa sui prati verso Piedo, ma tanto più tardi, venni spostata sul Costone che guarda il Comelico: sarei stata così ben più visibile dai centri vicini in caso d’incendi e potei disporre con maggior facilità  delle scarse sorgenti d’acqua provenienti dai boschi soprastanti.  Per la mia ubicazione, in cima al colle, lontana da fiumi o grossi torrenti, la scarsa disponibilità d’acqua costituì sempre un problema che risolsi appena nel XX° secolo con la costruzione di nuovi acquedotti.
Nacqui probabilmente quando gente fuggita dal Nord sotto la pressione dei barbari, fu costretta a lasciare anche la Val Pusteria trovando rifugio e possibilità di vita oltrepassando Montecroce e riparandosi nelle valli comelicesi ricche di boschi e pascoli. Se fu loro facile scendere verso il fondo valle, non apparve  certo difficile risalire i poco ripidi Costoni verso l’Aiarnola  e godere degli spazi apertisi verso il Piedo ed i miei “Piani”. Legna, foraggi, possibilità di coltivare ortaggi venivano offerte a piene mani. Ne approfittarono ed: ”Eccomi! neonata loro figlia”!
Passò tanto tempo e mi ritrovai, col nuovo nome di: “DANTA”  perfino segnata su una vecchia carta geografica, stampata nel 1701 in lingua francese, col titolo: ”LOMBARDIA ALTA E BASSA  e STATI AD ESSA CONFINANTI”. Ma ero divenuta proprio così importante se mi vedi indicata vicino ad Auronzo, al Padola ed al Piave, ma non trovi i  nomi dei vicini paesi del Comelico? Ero allora, l’ultimo  paese del Cadore che si potesse raggiungere attraverso una normale strada: l’accesso al Comelico avveniva infatti solo attraverso la stradetta del Centenaro che da Danta, attraverso le Ante,  giungeva fino a Santo Stefano. 
Questo mio importante ruolo di cerniera tra Cadore e Comelico cessa nel 1840 quando, aperta la Nuova Strada della Valle, persone, mezzi e cose non mi sfiorano più e raggiungono Santo Stefano attraverso la nuova carrozzabile. Rimango così isolata e la mia gente ne soffre e vuole almeno riuscire a reggersi in Comune autonomo. A fine 1800, raggiunto lo scopo per merito del poeta-boscaiolo Rossin, si impegna a farmi tutta nuova, tutta in pietra, inattaccabile dal fuoco che spesso mi toglieva interi fienili e case. Poi: ecco il nuovo campanile, una più grande Chiesa, più ampie scuole, abitazioni igienicamente all’avanguardia, poi altre case, fabbriche, negozi, alberghi, acquedotti, strade, piazze, campi sportivi, perfino il gas canalizzato. Seguendo la sentita tradizione religiosa sorgono nuove chiesette, capitelli, Crocifissi lungo i sentieri nel bosco. Tra le ultime novità ,viene realizzato un sentiero didattico nella Val di Ciampo per valorizzare una delle tre famose Torbiere salvaguardate dal programma LIFE finanziato dal Fondo Europeo per l’Ambiente. Nelle vicinanze, quasi ai margini del rinnovato Campo sportivo, inizia anche  il “Sentiero Frassati”; un itinerario che attraversa l’intero Comelico, scelto proprio qui per rappresentare la Regione Veneto e dedicato al Beato Piergiorgio, un giovane innamorato della montagna e morto sognando di poterle ancora scalare. 
    Ti ho ora accennato a mille cose che potrai poi leggere  su di me, ma non ti ho parlato di quello che potrai vedere se mi verrai a trovare.  Se lo farai, giunto in paese, sali subito fino sulla collina di Santa Barbara e da lì il tuo sguardo dominerà l’immenso. Sia inverno, sia estate, mi avrai sotto di te, silenziosa ed operosa ed il fumo ondeggiante che, nelle ore in cui cucinano i pasti, esce dai camini, ti parlerà di affetti che crescono e s’alimentano sotto questo cielo amico. Solleva poi il tuo occhio ed avrai innanzi le più belle vette, i loro fantastici colori al tramonto, il bianco immacolato invece quando la neve le avvolgerà. Sei a 1400 metri e non perderti l’occasione, in una notte, di guardare il cielo stellato: la Via Lattea ti affascina; milioni di altre stelle punteggiano la volta celeste. Trattieniti a lungo, pur se fa freddo! E sogna! Sogna bello per te, per i tuoi, per il mondo intero.
    Quando non hai più desideri da esprimere, riapri bene gli occhi e continua a guardare: vedrai quello che perfino Papa Benedetto è qui venuto  ad ammirare: le meraviglie che mi avvolgono, che ti aspettano!
    Se disponi di altro tempo e ti piace camminare, hai  però ancora una meta da raggiungere: Il Piedo e la sua Madonnina. Da lassù dominerai le vallate del Padola, del Piave, dell’Ansiei e le più o meno note vette alpine che troverai elencate in: “Straordinario belvedere” inserito nell’articolo “Dolomiti bellunesi”. Leggi per intero quanto il vecchio dantino - vissuto per gran parte della sua vita  a Budapest e poi a Torino - scrive di me e di quel suo amore fanne tesoro: quale che sia il paese dove sei nato, dagli quell’amore che Egli ha nutrito per me. Il quadro che ti sarai fatto sarà il tuo capolavoro!
   Nelle tante pagine che  seguono leggerai di me, della mia gente di oggi, e di ieri, dei loro percorsi storici nelle quotidiane difficoltà. Ammirali, compatiscili o esaltali! Figli dei loro tempi, mi hanno dato se stessi nelle fatiche dei campi e dei boschi; nella miseria, nell’emigrazione, nelle miniere, nelle centrali idroelettriche, perfino nelle trincee.
    Ai miei figli oggi sparsi per il mondo; a voi che rimanete qui e mi fate ogni giorno più bella rimodernando le vostre vecchie case; a voi che mi sfiorate per turismo o mi cercate per farmi nuova vostra casa, un saluto cordiale
Spero solo che chi sfogli le prossime pagine proseguendo nella loro lettura ne tragga sensi di tranquillità e ne segua vera serenità.

ECOME!
Così sei nasuda e così sei gnuda la Danta dal doimile!

L mi  primo nome,“Anananto”, scondo n puece d storici, s fa vede bel inante dal 1000. Dopo, prfin al luego gno ch ero inante, s è canbiò cul dì ìnante dal tenpo e sei gnuda “Anavanto” e pì tarde “Anaganto”. Ncamò dopo,zal XIII° secol, pr la prima ota, na cartade n notaio porta l nome de n zerto Dituino, zitadin “de Anta”; m ceto così n’autro nuevo nome.
E com ero? Z chi tenpe, scondo l Ronzon, m ceteo duta  slongeda longo i pras verso Piedo, ma tanto dopo sei stada spostada sul Coston c varda l Comelgo: podeo così ese pì fazilmente vista dai paese dintorne in caso d fueghe e ei avù  così a portada d man almanco la pur puecia aga c bicea l vene zi bosche  ilò sora. Postada in zima al col, lontana da fiume e da grose giais, la mancanza d’aga m à senpro criò probleme che se è risolte pena zal XX° secol cul feise d nueve acuedote.
  Sei nasuda cun duta probabilité, cuan c dente, scanpada dal Nord sot  l dilagà di barbare, è stada costreta a lasà anc la Pustaria cetando scanpo e posibilté d vita scavalcando Montcros e sistmandose zl valade comeliane piene d bosche e d pascoi. Se pr luere è sto fazile dì in du verso l fondo val,n i è sto zerto difizil nanche l montà su pr i ldiers  Costoigns verso l’Aiarnola e godse de i greign spazie c se vardea verso l Piedo e i mi “Piane”. Legne, erbe e fiens, posibilité d somnà roba da mangé gnea oferte  zienza masa inpignase. Luere à aprofitç e: ” Ecome! so fia pena nasuda”
  E’ pasò tanto autro tenpo e m sei cetada cul nuevo nome d “Danta”, prfin signeda su ‘sta Carta geografica (vardla) stanpada dal 1701 in lenga francese, cul titolo: “Lombardia alta e bassa e Stati ad essa confinanti”
    Ma ero gnuda così tanto inportante se t me vede signeda davdin Oronze, l Padola e la Piai, ma n t cete l nome di paese dal Comelgo davdin nei? Inclota ero l’ultmo paese dal Cadore gno c se podes rué traverso na strada normal. Rué in Comelgo s podé solo pasando pr la straduta dal Centenaro che, gnendo su da Oronze, pasé sot Danta e traverso li Ante t cetea a Sa Stefi.
   Sto mi inportante “ruolo di cerniera” tra Cadore e Comelgo è fnù dal 1840 cuan che, verta la Nueva strada dla Val, dente, cers e masarìe n me sfiora pì e rua a Sa Stefi traverso la nueva brla strada. Ie resto così isoleda e la mi dente sofre e vué almanco riuscì a feise Comun autonomo. A fin dal 1800, otignù chel che i volea, i se é’inpignede pr feime duta nueva, duta d crode, mai pì tocieda da cal fuego c tante ote m burdea intiere tabias e cede. Dopo: eco l nuevo cianpanin, na gedia pì granda,pì anpie scole, cede pì atrzade anche cu l’aga corente e i bagne  e po’ etre cede, fabriche, negozie, alberghe, acuedote, strade,pieze,canpe sportive, prfin l gas c t rua dreto zl cede.  Mantignindo la tradizion religiosa di vece, vien fate nueve gediute e capitì; aumenta i Crocefise sui trueis dal bosco. Fra li ulme novité, vien crieda na straduta a fin d studio zla Val d Cianpo pr valorisé una dl trei famose Torbiere salvaguardade dal progeto LIFE finanziò dal Fondo europeo pr l’ambiente.Zl so vicinanze, cuas tacò al rifato Cianpo sportivo, parte l “Sentiero Frassati; na strada c traversa duto l Comelgo, scelto proprio chilò pr rapresentà la Region Veneto e dedicò al beato Piergiorgio, n doign inamorò dla montagna e morto sprando d podeila ncamò scalà.
   T ei ades acenò a mil robe c t podaras liede, pì inante, su d me, ma n t ei parlò d chel c t podaras vede se t me viens a cetà., Se t rive fin casù, pena in paese, va su lolo fin sul col d santa Barbora e ,da ilò,.i to ueie s spalancarà su l’imenso     C seia inverno, c seia istade, t m avaras sot d te, silenziosa e inpigneda cui laore e l fumo ondgiante che, neli ore che i parecia i paste, vien fora dai camins t parlarà di afete c nasce e cresce sote sto ziel amigo.     Auza ades l to ueio e t avras dante d te l pì bele zime, i so fantastici colors cuan c al soroio va du, l bianco imacolò inveze cuan c al neve  l cuerde.
T es a 1400 metre e n sta a perde l’ocason, via pr na na nuete, d vatdà l ziel stelò: la Via Lattea t’afascina, milions d etre stele puntegia la volta c t sta sora. Fermte a longo, anche s fa freido. E sogna! Sogna algo d bel pr te, pr i tuei, pr al mondo intiero.
  Cuan c n t as pì desiderie da domandà che i s realise, torna a verde ben i to ueie e continua a vardà: t vdaras chel c prfin Papa Benedeto è gnù casù a amiré: l marveie c me circonda, c te spieta! S però t as pì tenpo e t pias caminé, t as però ncamò na mèta da tocié: l Piedo e la so Madonina. Da lasù t dominaras l valade dal Padola, da la Piai, da l’Ansiei e l pì u manco cognosude zime alpine che t pues cetà nominede su “Dolomiti Bellunesi”, articol riportò pì inante.! Liede pr intiero chié c al vecio dantinm _vivù pr tance ane a Budapest e dopo a Torino _ scrive d me e d cal so amor feite tesoro; cual c seia sto l paese gno c t es nasù daighi c l’amor c li à nutrù pr me: l cuadro c te t saras fato sarà l to capolavoro!
   Zl tante pagine c vien dopo t liedaras d me, dla mi dente d’incuei e d’ignere, d chel che i è riuside a fe longo l tenpo, in medo al dificoltà d’ogni dì.. Zerca d copiai, conpatisli u daghi lustro. Fis di so tenpe, i m se à do conpletamente zl fadie di cianpe e di bosche, zla miseria,zl’emigrazion, zl miniere,  zl central  eletriche, prfin zl trincee.
    Ai mi fis spardude incuei pal mondo; a voietre c sede rstade chlò e m rendede ogni dì pì bela rimodrnando l vostre vece cede; a voietre c me sfiorade pr turismo u m zrchede pr feive la vostra nueva ceda, n saludo c vien proprio dal cuere.
   Spero solo che chi, varfando l pagine c vien dopo, continue anche a liedle,  sienta cresce dinze d se la trancuilité e che i porte  aultrtanta serenité.

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